“Ti racconto il Cammino” – Matilde Folloni
Cammino dal Passo della Consuma al santuario di La Verna
23-27 maggio 2024
Una settimana prima della partenza sono al telefono con Mari: “Ma tu cosa prendi su?”
Un quarto d’ora dopo lo zaino è pronto, i giorni possono scorrere e non ci penso più.
Fino all’ultimo non so se salirò su un treno, o forse due, cambierò mezzo per fare l’ultimo tratto su un pullman di provincia o troverò un passaggio da qualche compagno di viaggio.
L’unico obiettivo è arrivare in tempo al luogo di ritrovo.
E quasi non ci penso più.
Non ho aspettative, non mi immagino come sarà. Sono pronta a camminare, memore di un cammino già affrontato alla cieca due anni fa, che era addirittura in alta quota, dall’altra parte del mondo. Come sarà non cambiare quasi regione per quattro giorni di cammino lungo 70 km di sentieri su e giù nel nostro appennino? Una vocina dentro di me dice: “L’improvvisazione ti piace, vai che andrà tutto bene.”
Trovo addirittura il passaggio. Vado.
Non so se davvero sarà una passeggiata ma sento che ad aspettarmi c’è qualcosa di bello, sicuramente alcune delle mie colleghe incontrate durante le fasi a Savona, i volti intravisti nelle icone di Zoom agli appuntamenti mensili del gruppo studio dell’associazione Odissea Osteopatica. Sono curiosa.
Lascio a casa un terzo di quello che avevo buttato nello zaino. Si parte.
Come sarà trascorrere quattro giorni in Natura tutti insieme condividendo passi, sentieri, monasteri, eremi e foresterie?
Più volte ho sentito dire dai nostri insegnanti che l’Osteopatia Biodinamica è un po’ come ritornare a casa, e ad ogni fase, ogni incontro di studio o volontariato ricevo l’insegnamento da un nuovo punto di vista. Per me tornare a casa è trovare una parte di me che era già lì, pronta a farsi riconoscere.
Mi sento a casa quando il mio respiro si espande, quando non ho più paura di essere troppo o troppo poco, quando non devo chiedere il permesso o farmi da parte, senza che io lo voglia.
Sono a casa quando a braccia aperte accolgo chi mi viene a incontrare in un abbraccio che riceve e si dà, dal Cuore. Sono a casa tra gli alberi il vento la pioggia e i ruscelli, nella voce della Natura.
Questo cammino è stato un ritorno a casa in ogni momento, ha significato immergermi ancora di più nell’Amore che sprigioniamo quando ci incontriamo nella Pace/Quiete, che a volte è anche esuberante e giocosa o piena di Silenzio.
Ho trovato fratelli e sorelle, anime affini con cui assistere alla bellezza magnifica di Madre Terra nelle foreste in cui San Francesco stesso si è probabilmente sentito a casa e in cui si dice abbia ricevuto le sue più profonde iniziazioni. Quello che abbiamo vissuto e condiviso ha portato un po’ di questa trasmutazione anche in noi.
Mi rileggo e penso che potrei suonare esagerata o ridondante, ma è stato tutto così stupendo e facile, anche nelle difficoltà (che ci hanno unito ancora di più), che queste parole, scritte sotto una pergola di gelsomino in mezzo a una città, possono descrivere solo in parte un’esperienza che porterò per sempre nel mio Cuore, come le persone con cui l’ho condivisa e con cui desidero camminare anche altri sentieri, altri dialoghi, altri luoghi.
Non c’è fine al viaggio, c’è solo l’inizio, solo il coraggio di iniziare e non smettere più di stupirsi.
Siamo portati su un palmo di mano da Dio, Natura, Madre, Padre, Creato.
Siamo l’attimo di una scintilla,
l’accensione di una Vita
che esiste da sempre
e non morirà mai.
GRAZIE, GRAZE, GRAZIE.